Racconta Paolino da Nola, suo biografo, che nell’anno 395 Sant’Ambrogio ebbe ispirazione di scavare negli orti a sud della città e, come già altre volte (una decina di anni prima aveva “scoperto” i corpi dei santi Gervaso e Protaso), ritrovò i corpi di due santi martiri: questa volta si trattava di Nazaro e Celso. Il corpo del primo, ritrovato ancora incorrotto, fu allora traslato nell’abside della non lontana Basilica Apostolorum, che il Vescovo stesso aveva fatto edificare pochi anni prima e che, proprio in seguito a questo fatto, prese il nuovo nome di San Nazaro.
Il secondo invece fu lasciato in loco e, successivamente, presso il suo sepolcro, sorse un monastero benedettino, di cui è sopravvissuta solo la basilica. San Celso è uno splendido esempio di architettura romanica, che però fu danneggiata dalla sua parziale distruzione avvenuta nel 1821, dopo la soppressione del monastero, per dare luce al contiguo santuario di Santa Maria dei Miracoli. Una trentina di anni più tardi fu ricostruita la facciata, arretrata la di due campate e, in questo modo, l’architettura medievale fu preservata dal crollo. Abside e capitelli testimoniano l’altissimo livello che doveva presentare la costruzione originaria.
Anche San Nazaro attualmente presenta un volto romanico, molto ben riconoscibile soprattutto se si guardano le absidi al loro esterno. In realtà la spazialità interna è chiaramente quella romana della basilica edificata da Ambrogio nel 382. La Basilica Apostolorum è la prima chiesa a forma di croce costruita in Occidente, modellata sull’esempio dell’Apostoleion di Costantinopoli, basilica che Costantino stesso costruì per esservi sepolto, lui, il “tredicesimo apostolo”, fra le reliquie dei “veri” dodici apostoli di Cristo.
I restauri e le analisi condotte nel corso del ‘900 hanno dimostrato che le strutture murarie dell’edificio sono pressoché quelle originarie del IV secolo, il che fa di San Nazaro uno dei monumenti più insigni e significativi di Milano.
